«Ho appena partorito e ho gettato il feto in un cassonetto».
È la dichiarazione choc di una nomade di 48 anni ai medici del pronto soccorso del policlinico Casilino. La donna si è presentata in ospedale con una forte emorragia ginecologica e ha confessato in lacrime l’accaduto.Immediatamente sono scattate le ricerche di polizia e vigili urbani per rintracciare il feto. Gli inquirenti non hanno dubbi sulla veridicità del racconto: tutto era dettagliato e circoscritto. L’aborto, secondo la donna di nazionalità bosniaca, si sarebbe consumato in una baracca all’interno del campo nomadi di via Salviati, al Prenestino.
La chiamata alla sala operativa del 112 è arrivata martedì mattina: ad avvertire le forze dell’ordine sono stati i sanitari del nosocomio dove la nomade si era recata con un’abbondante perdita di sangue. Il feto di quasi 8 settimane, quindi già formato, sempre secondo il racconto della donna (ascoltata fino a sera dagli investigatori), era stato gettato in un cassonetto poco prima che il personale dell’Ama passasse con il compattatore per svuotarlo.
I poliziotti del commissariato San Basilio e gli agenti della polizia locale di Roma Capitale hanno attivato anche le ricerche nella discarica di Rocca Cencia al Casilino, dove confluiscono i rifiuti della zona, ma al momento senza esisto.
Secondo i primi accertamenti, la nomade dopo aver tagliato il cordone ombelicale, lo ha avvolto in un asciugamano e lo ha abbandonato nel raccoglitore della spazzatura.
Il campo nomadi dove è avvenuto il fatto rientra nel piano di superamento dei campi del Campidoglio, fortemente voluto dalla Sindaca Virginia Raggi che prevede lo smantellamento generale degli accampamenti, come già avvenuto alla Barbuta ed a Castel Romano.
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