Non era la prima volta che minacciava qualcuno con la pistola. Andrea Pignani, lo psicolabile 34enne autore della strage di Ardea (si è poi suicidato nella propria abitazione) era uscito dieci giorni fa da un centro di salute mentale.
«Perché una persona disturbata mentalmente, più volte segnalato dai vicini per averli minacciati con la pistola, era ancora in possesso di quell'arma?». La domanda - tragicamente tardiva - se la pone Romano Catini, presidente del Consorzio Colle Romito - il centro redenziale di Ardea (Roma) dove è avvenuto il triplice omicidio - i fratellini Daniel e David Fusinato, 5 e 10 anni, e Salvatore Ranieri, 74 anni - domenica 13 giugno 2021.
«Si pensava che la pistola fosse finta, una scacciacani, sarà successo quattro volte, si sentivano i colpi. La segnalazione attraverso la vigilanza del consorzio era arrivata a carabinieri e polizia locale».
Carattere irascibile e incontrollabile, ricorda ancora Catini parlando dell'assasino-suicida: «Andava fuori di testa per nulla. Ho sentito dire che stamattina aveva avuto una discussione con il papà di Daniel e David, ma per futili motivi. Ha provato a sparare anche ad una quarta persona, ma l'ha mancata». Pignani si sarebbe ucciso con la stessa arma utilizzata per la strage.
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