Nicola Santini ha stilato un decalogo con le regole da rispettare se si vogliono portare i bambini al ristorante. Tra i punti elencati, evitare di chiedere variazioni nel menù e non fare giocare i più piccoli con giochi rumorosi. Leggeteli tutti e diteci se siete d'accordo
«È giusto portare i bambini al ristorante perché è bello concedersi un’uscita in famiglia tutti insieme (e non essere sempre costretti a stare a casa) anche se i più piccoli possono rivelarsi un po’ rumorosi e non facile da gestire», oppure «È meglio evitare di andare al ristorante coi bambini perché con il loro comportamento, diciamo, vivace, possono infastidire e rovinare la cena agli altri commensali».
Voi di quale idea siete? Noi propendiamo più per la prima, certo nei limiti del buon senso e dell’educazione da parte di genitori e figli, nella speranza che, nel caso l’esperienza si rivelasse un disastro, gli altri ospiti ci possano capire (in fondo sono bambini) e accettare le nostre imbarazzate scuse.
Il decalogo dell’esperto
Nell’eterna diatriba sulla questione, Nicola Santini, esperto di galateo spesso protagonista di programmi tv, qualche anno fa ha stilato per la sezione Sapori di La Repubblica una sorta di vademecum per chi decide di portare i bambini al ristorante. Secondo Santini, basterebbe rispettare queste dieci regole per mettere d’accordo tutti. Ecco quali sono.
1. Bisogna ricordare che, com’è giusto che sia, i bambini sono per i genitori al centro del mondo. Ma è meglio per la quiete collettiva che non ci siano troppi centri del mondo nello stesso locale. Insomma, se a casa ciascun bambino può essere libero e attirare l’attenzione di tutti, in un locale pubblico ciò crea solo confusione.
2. Se al ristorante siamo a tavola con uno o più bambini, il tutto (risate e giochi, chiacchiere e anche lamenti) deve rimanere nel perimetro e circonferenza del tavolo, senza imporre agli altri la propria presenza.
3. I genitori non devono pretendere una serie di plus per via dei bambini. Cioè il personale e gli altri clienti non sono tenuti a tollerare schiamazzi e corse tra i tavoli perché “poverini, sono bambini”. E nemmeno trattamenti speciali, come per esempio piatti solitamente non presenti in menu.
4. A proposito del menu, i genitori dovrebbero sempre, quando scelgono un locale, informarsi sul menu e se c’è eventualmente la possibilità di fare variazioni. Non è carino mettere in crisi una cucina perché abbiamo deciso che il nostro bambino deve soddisfare tutti i suoi desideri (per esempio pretendere il filetto di vitello in un ristorante di pesce).
5. Una volta scelto il locale, si passa alla prenotazione. I genitori devono informare al momento della prenotazione che porteranno i figli, così il ristoratore troverà un tavolo adeguato.
6. Importante anche la sistemazione al tavolo, specie se la compagnia è composta da più coppie e più bambini: per il tavolo rettangolare in teoria gli adulti devono occupare la parte centrale con i bambini riuniti in due gruppetti ai lati, in base all’età (i più piccoli da una parte e i pre-adolescenti dall’altra) o, se si preferisce, maschietti da una parte e femminucce dall’altra. Nel caso di tavoli tondi, se ne possono occupare due vicini, uno per i genitori e uno per i figli che saranno comunque sorvegliati da mamme e papà. Non devono dare disturbo agli altri ospiti del locale.
7. I bimbi di solito mangiano meno (non tutta la serie di antipasto-primo-secondo-dolce). Un’idea saggia è chiedere che il cibo per i bambini, magari solo un piatto unico, sia portato insieme agli antipasti, così non si sentiranno in disparte e nervosi.
8. Il compito dei genitori non è finito quando i bambini sono stati nutriti. Anzi. Il dopo mangiato potrebbe essere uno stimolo a farli giocare, ma che siano giochi non rumorosi: gli altri clienti non sono obbligati a sentire la sigla di peppa pig o i suoni del videogioco.
9. Il ristorante può essere una palestra, è tra i primi contatti della vita di società. Ma non può essere l’unica palestra. Si dovrebbe andare se e quando i bambini sono pronti a capire e vivere i tempi del pasto al ristorante, che non sono quelli di casa, dove magari in 20 minuti poi si torna a giocare. Meglio dunque che il bambino abbia già avuto esperienza di mangiare fuori casa (da amici, dai nonni ecc.) così che possa accettare che le regole del ristorante non sono quelle di casa.
10. Abituarsi a tollerare e ad essere tollerati. Ci si può trovare in un locale dove ci sono altri bambini in altri tavoli. Se fanno confusione quelli dell’altro tavolo, non è il via libera per i nostri bambini. Resistere alla scusante che “se fanno confusione gli altri lo possono fare anche i nostri”.
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