Alcuni genitori credono che utilizzare le mani per educare il proprio figlio possa essere un valido strumento educativo.
La sberla, la sculacciata, quindi verrebbe data, a detta di molti genitori, per insegnare qualcosa al bambino, o perché a volte un comportamento rischioso messo in atto dal bimbo ha creato una forte paura nel genitore stesso, il quale risponde con un’emozione di rabbia.In realtà però ciò che bisogna comprendere è che un bambino che viene educato utilizzando le mani non è capace di apprendere altro se non la violenza e l’umiliazione. Ciò viene insegnato indirettamente a al bambino è che quando non riusciamo ad avere qualcosa con le buone maniere, siamo autorizzati ad ottenerle con modalità meno adeguate.
E’ vero che un ceffone non ha mai rovinato nessuno (non parliamo infatti di maltrattamenti più seri e continuativi), eppure se chiediamo ad un bambino che cosa ha imparato da quel ceffone molti risponderanno dicendo “nulla”.
La famiglia invece, dovrebbe essere il luogo più sicuro per il bambino, in cui crescere circondato da persone disponibili ad accompagnarlo lungo il suo percorso di crescita.
Il bambino ha bisogno di un modello di adulto che gli rimandi l’idea di lui come persona degna di essere amata e valorizzata. Il fatto di essere educato con la violenza fa crescere il bambino con l’idea di non essere degno di essere amato, arrivando a sviluppare nei casi più gravi (dovuti a maltrattamenti continuativi e prolungati) vissuti depressivi, di isolamento sociale, di ambivalenza e instabilità affettiva.
Inoltre, nel momento in cui un bambino viene maltrattato deve affrontare un processo psicologico non semplice, quello cioè di tollerare il dolore fisico e psicologico senza però allontanarsi psicologicamente dal genitore amato, che pur essendo la fonte primaria di contenimento e protezione, diviene in alcuni contesti, fonte di dolore e umiliazione (D’ambrosio,2000).
Un piccolo modo per far si che in seguito ad un gesto negativo del bambino non ne segua uno istintivo del genitore, è quello di spiegare anticipatamente al bambino quelle che saranno le conseguenze nel caso in cui lui non accolga quanto detto dal genitore.
Ciò farà si che il genitore non dovrà decidere la punizione in un momento in cui è particolarmente adirato, in quanto il tutto è stato già stabilito precedentemente. In tal modo si dimostrerà al bambino una gestione della rabbia diversa, non distruttiva ma funzionale.
E’ importante esplicitare al bambino che comprendiamo la sua difficoltà nell’ accettare la regola (cosi lo faremo sentire compreso e ascoltato), ma contemporaneamente è ancora più importante rimandargli l’idea che su alcune cose non è in grado di decidere autonomamente e dunque non può essere fatto diversamente.
Alcune volte i bambini vincono per sfinimento, è importante in quei casi che il genitore riesca a mantenere la sua assertività dimostrando la sua autorevolezza nel dare i giusti limiti.
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