«Ryan è vivo, lo tireremo fuori oggi». L'annuncio arriva dal direttore delle operazioni di soccorso, l'ingegnere Mourad Al Jazouli. Sono passate da poco le 17.30 e tutto è pronto per il finale di questa corsa ad ostacoli e contro il tempo per salvare il piccolo, caduto in un pozzo martedì scorso.
L'ostacolo roccioso è quasi completamente superato, dicono gli ingegneri che lavorano per liberare il piccolo Ryan e c'è un filo di speranza che arriva dalla telecamera in fondo al pozzo: Ryan si muove, mentre il papà conferma: «Gli ho parlato via radio, ho sentito il suo respiro, respira a fatica, ma è vivo». Le preghiere a voce alta dei marocchini scandiscono il ritmo dei lavori, giorno e notte. La folla si accalca attorno al pozzo e sono stati inviati uomini della gendarmeria reale per allontanare i curiosi. Gli abitanti del posto si sono fatti carico di ospitare i numerosi volontari che sono arrivati a Tamrout nella speranza di poter essere utili. Le preghiere per Ryan risuonano ogni giorno nelle 60 mila moschee del Marocco. Poi c'è anche chi specula sulla tragedia. Una pagina Facebook è stata creata a nome del padre di Ryan che in realtà non ha nemmeno un telefono cellulare. E c'è chi approfittando dell'onda di emozione suscitata dal caso ha creato magliette che si vendono a 16,68€, spedizione inclusa.
Ryan, 5 anni, è bloccato ormai da tre giorni in fondo al pozzo profondo 35 metri (come un garage sotterraneo a 13 a piani) dove è caduto ormai tre giorni fa. Un'altra notte di freddo, la terza di questa storia che ricorda quella di Alfredino Rampi. Il piccolo è stato raggiunto da sonde che gli hanno portato ossigeno e acqua, ma la sua capacità di resistenza è già ben oltre il limite.
La madre. «Salvate mio figlio Ryan», supplica la madre Wassima Kharchich nella cava nei pressi di Tamorot nel nord del Marocco, nella provincia del capoluogo di Chefchaouen, fra le mete turistiche più note. Il fragore dei motori delle ruspe e delle escavatrici copre la sua voce: il piccolo di 5 anni è ancora lì sotto. Tutto il Marocco è con il fiato sospeso. Continuano i lavori di scavo di un tunnel orizzontale iniziati alle 6 di ieri, ma la situazione è molto difficile: si temono crolli mentre le forze del bambino sono sempre di meno.
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