Lavinia gattonava, felice e con la voglia di scoprire il mondo come può esserlo solo una bimba di appena 16 mesi.
L'incubo però era in agguato: il cancello dell'asilo aperto senza motivo, nessuno che si accorge della piccola che esce fino al parcheggio accanto alla scuola, poi un tonfo sordo e le grida disperate di una donna al volante di un'auto. «Mia figlia ha la colpa di non essere morta - dice la mamma, Lara Liotta -. Da 4 anni non si muove, è in stato vegetativo».
Un dolore enorme anche per il papà, l'agente di Polizia Massimo Montebove, e per i fratellini di Lavinia: Edoardo (quasi 7 anni) e Margherita (2 anni). La famiglia abita a Velletri, circonda d'amore quella figlia costretta alla sopravvivenza a causa dei gravi danni celebrali e di un apparato motorio oramai quiescente. «Lavinia può dare attenzione, può guardare, può reagire con una diversa frequenza cardiaca. Niente altro. Ecco perché qualcuno deve pagare per la propria negligenza, altrimenti sarebbe una vera ingiustizia», afferma Massimo Montebove.
Quattro anni senza neppure un'udienza processuale. L'inchiesta è stata lunga e accurata, ma il Covid ha aggiunto problemi impensabili a quelli che già mostra la lenta macchina giudiziaria italiana. Il magistrato che cambia, decine di teste convocati. E il rischio prescrizione che si avvicina alla fatidica soglia dei 7 anni e mezzo dal quel 7 agosto 2018. «Credo che si parta con le udienze il prossimo 14 marzo - annuncia l'avvocato Cristina Spagnolo, che difende la famiglia di Lavinia -. Proveremo a chiedere al giudice di accorciare i tempi del dibattimento, entro il 2024 bisognerà affrontare almeno due gradi di giudizio prima di una sentenza definitiva».
La maestra è accusata di abbandono di minore. A leggere gli atti, avrebbe lasciato i bimbi durante le fasi di trasferimento dall'esterno (dove giocavano) all'interno dell'asilo. Pare fosse sola. E che, in preda al panico, abbia lasciato anche la classe senza controllo nell'asilo privato mentre trasportava Lavinia in ospedale con l'auto dell'investitrice.
«Ci siamo costituiti parte civile solo contro la maestra, che tra l'altro ora insegna in una scuola pubblica - dice l'avvocato Spagnolo -. Tra quei bimbi c'erra anche il fratellino di Lavinia, poteva avvenire una tragedia nella tragedia».
Nessun commento:
Posta un commento