Un incubo durato quasi due anni, fatto di minacce e violenze fisiche, psicologiche e carnali. Perfino in gravidanza.
E finito solo quando lei, dopo alcune denunce, aveva deciso di andare via di casa e rivolgersi ad un centro antiviolenza.
La vittima è una donna di Padova di 30 anni, il suo aguzzino era il compagno, un 32enne di origini nordafricane ma nato nel Sud Italia. La storia d'amore nasce nel 2017 e si arriva anche alla convivenza, ed è proprio quando la coppia inizia a condividere la casa che inizia l'incubo per la giovane. Prima gli insulti, poi gli sputi e gli schiaffi, spesso generati dall'abuso di alcol del 32enne. E quelle violenze avvenivano, indistintamente, dentro e fuori le mura di casa. In un'occasione, scrive Serena De Salvador per Il Gazzettino, il 32enne aveva addirittura preso a calci e sbattuto la compagna contro la serranda di un negozio.
Le minacce e le violenze, poi, si sono fatte sempre più gravi. In un caso, l'uomo aveva preso la compagna a calci e pugni in testa, dopo averla buttata a terra, per poi minacciare di cavarle un occhio con un paio di forbici. Un caso analogo, poi, si era averificato con un coltello puntato alla gola e con una pistola puntata alla testa. Aggressioni sempre più violente, che nel 2018 avevano finito per costringere la giovane a ricorrere al pronto soccorso, dopo che il compagno con un casco le aveva rotto una costola e aveva tentato di strangolarla. La furia del 32enne non si era placata neanche quando la coppia aveva scoperto di aspettare un bambino. Anzi. Le minacce e le violenze continuavano, sempre più gravi, con l'uomo che diceva alla compagna: «Ti taglio la pancia e tiro fuori il bambino».
In mezzo a vari episodi di violenza, non era mancata quella sessuale. Proseguita anche durante la gravidanza della donna che oggi ha 30 anni. Il 32enne infatti pretendeva di avere rapporti sessuali dopo ogni aggressione e, nel corso della gravidanza, nonostante le ferite per le botte, ci sarebbero stati almeno quattro stupri, come ha riferito la donna al giudice. A nulla erano servite le denunce alle forze dell'ordine e alla fine l'unica soluzione è stata quella di lasciare l'appartamento e rivolgersi a un centro antiviolenza, nel 2020.
I referti medici, le relazioni del centro antiviolenza e le varie denunce della donna non sono rimasti completamente inascoltati: il 32enne era stato prima indagato e poi rinviato a giudizio con l'accusa di maltrattamenti, lesioni personali aggravate e violenza sessuale. Ieri, in aula, la vittima, che si è costituita parte civile, ha raccontato tutti i dettagli di quell'incubo lunghissimo. Il suo ex, che ha anche dei precedenti specifici, non si è presentato in tribunale. La prossima udienza è prevista a settembre.
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