Con il passare dei giorni il quadro familiare in cui viveva la piccola Diana, la bambina di 18 mesi abbandonata dalla madre e fatta morire di stenti, si fa sempre più chiaro.
A raccontarlo sono i vicini di casa di Alessia Pifferi, la donna di 37 anni ora in carcere con l'accusa di omicidio preterintenzionale aggravato da futili motivi. Nel parco di Ponte Lambro in molti avevano notato mamma e figlia, una bimba «gracile e che non camminava mai».
«La mamma la riprendeva in modo brusco appena lei provava ad avvicinarsi agli altri bambini» e «Lei subito si fermava, era come intimorita», raccontano al Corriere della Sera alcuni abitanti della zona che vedevano mamma e figlia nella piazzetta del quaritere alla periferia di Milano, dove vivevano nella casa della nonna materna. Proprio la madre di Alessia Pifferi, Maria, si è lasciata andare a uno sfogo disperato su Facebook. Secondo quanto riporta Il Giorno, avrebbe scritto a chi le fa le condoglianze per la perdita della nipotina «Grazie a tutti...mia figlia è un mostro». La donna, che non è deceduta in Claabria, come sosteneva la figlia, si era presa cura della piccola Diana quando a pochi mesi fu ricoverata in ospedale con la febbre altissima: in quell'occasione la madre era a Montecarlo con il compagno dell'epoca, presumibilmente il padre di Diana. Sull'identità dell'uomo la Pifferi continua a mantenere il segreto, mentre è ormai noto che abbia partorito la figlia proprio nella casa paterna, chiusa in bagno.
Anteporre le proprie relazioni al benessere della bambina era - dunque- un atteggiamento non nuovo per la 37enne. Circostanza che si è verificata anche quel terribile 14 luglio, ultimo giorno in cui si è occupata della figlia prima di abbandonarla per sempre. Il gip scrive che Alessia aveva una «forma di dipendenza psicologica dall'attuale compagno, che l'ha indotta ad anteporre la possibilità di mantenere una relazione con lui anche a costo dell'inflizione di enormi sofferenze» alla bimba.
Un altro dettaglio che aggiunge tinte fosche al quadro familiare è il finto battesimo della bambina. A raccontarlo è un'amica di Alessia Pifferi, che parla di una festa organizzata per celebrare il primo sacramento ricevuto dalla piccola. Peccato che in realtà la cerimonia del battesimo non ci sia mai stata, e la festa fosse tutta uno stratagemma per ricevere regali e buste con soldi. Menzogne che Alessia era solita raccontare, come si legge nelle parole del gip che la definisce «incline alla mistificazione e alla strumentalizzazione degli affetti» e senza «rispetto per la vita umana».
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