Per la vita di Archie hanno deciso i giudici della Corte d'Appello di Londra.
Al 12enne inglese, che vive da mesi in coma, in ventilazione assistita dopo aver riportato «gravi e irreversibili lesioni cerebrali», sarà interrotta la ventilazione artificiale che lo mantiente in vita, nonostante l'opposizione dei genitori, che contestano la decisione della «morte di stato». Una scelta talmente sofferta, che Paul Battersbee, il padre del dodicenne, pochi minuti prima di conoscere il verdetto, ha accusato un malore, un infarto, ed ora è ricoverato in gravi condizioni.
È una «tragedia di dimensioni incommensurabili», ma le prove mediche sono «unanimi», le motivazioni edotte dai giudici della Corte d’Appello di Londra, che hanno confermato la decisione presa in primo grado e respinto il ricorso dei genitori di Archie, che conservano la speranza di poter salvare loro figlia, in coma irreversibile al Royal London Hospital dal 7 aprile scorso. Nel frattempo, per consentire alla famiglia di poter esercitare il diritto di presentare un altro ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, i giudici hanno concesso il rinvio di 48 ore del distacco della ventilazione artificiale.
Lo scorso 7 aprile, il ragazzo originario di Southend nel sud-est dell’Inghilterra, era stato trovato impiccato ad una corda dalla madre che ha tentato subito di salvarlo e rianimarlo, ma la mancanza prolungata di ossigeno ha provocato danni al cervello, definiti irreparabili. E da quel giorno la vita della famiglia Battersbee è stata stravolta. Le motivazioni del gesto di Archie, restano avvolte nel mistero. Sua madre, Hollie, sostiene che si sarebbe trattato di una sfida tra ragazzini sui social, la sfida del blackout, che consiste nell’arrivare il più vicino possibile al soffocamento. E purtroppo non sarebbe la prima volta, che una tragedia di queste dimensioni sia in realtà il risultato di un gioco molto pericoloso alimentato sui social network.
La convinzione dei medici del Royal London Hospital dove Archie Battersbee è ricoverato è che sarebbe «futile, non dignitoso ed eticamente doloroso» continuare a tenerlo in vita, ragioni sufficienti per la Corte, che riconoscendone la legalità giuridica, hanno già autorizzato i medici a mettere fine alla vita del 12enne in due distinte sentenze, il 13 giugno ed il 15 luglio. «Servirebbe solo a protrarne l’agonia verso la morte, mentre nessuno è in grado di prolungarne la vita» ha dichiarato Sir Anthony Hayden, il giudice della Corte d'Appello di Londra.
Sostenuti dalla comunità e da molte associazioni e gruppi pro-vita, i genitori di Archie si stanno battendo per salvare la vita di loro figlio, contestando diagnosi e verdetti da parte dell’ospedale e dei giudici. La mamma, in particolare, è convinta che Archie possa riprendersi, visto che in un'occasione le avrebbe anche stretto la mano.
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