Dolore e lacrime all'ultimo saluto della piccola Diana.
Un mazzetto di palloncini bianchi, alcuni a forma di cuore, ondeggiano all'entrata della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo, a San Giuliano Milanese, per i funerali di Diana Pifferi, la bimba morta di stenti a 16 mesi dopo essere stata lasciata in casa sola per sei giorni dalla mamma Alessia Pifferi. Un lungo applauso ha accompagnato la piccola bara bianca al suo ingresso nella chiesa piena. Alcune mamme del quartiere Ponte Lambro, alla periferia di Milano, dove abitava la bambina, accompagnano la lenta marcia che percorre il carro funebre, come in un breve corteo.
Tra le mani tengono uno striscione in rosa: 'Volerò sulle ali del mondo nel cielo infinito. Resterò per sempre bambina, piccola Diana'. Ad incorniciarlo, c'è la foto con cui le cronache l'hanno conosciuta: abitino da principessa, un grande fiocco rosa in testa, attorno a lei un tappeto di palloncini. 'Insieme a te è volato in cielo anche un pezzo del nostro cuorè dicono le magliette che indossano le donne. Sull'auto, con il feretro, ci sono la nonna e la zia di Diana, che la salutano tra strazianti singhiozzi prima di entrare. Seduti ai primi banchi, in fascia tricolore, siedono i sindaci di Milano, Beppe Sala, di San Giuliano e San Donato Milanese. In chiesa ci sono molte famiglie con bambini nei propri passeggini, tutti visibilmente commossi.
«Diana, noi non ti abbiamo mai abbandonato. È tua madre che è una pazza». Lo ha detto Maria, la nonna materna della piccola Diana Pifferi all'uscita dalla chiesa, al termine delle esequie religiose, piangendo sulla piccola bara bianca deposta nell'auto funebre.
«Non comprendiamo come sia potuto succedere l'abbandono di una bambina fino all'esito tragico della morte di stenti. Condividiamo lo sconcerto e l'orrore». Così l'arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, nel messaggio letto ai funerali della piccola Diana, 16 mesi, morta dopo essere stata abbandonata in casa per sei giorni dalla madre Alessia, ora in carcere. «Abitare in città dovrebbe significare far parte di una comunità - è il monito dell'arcivescovo - e ogni solitudine dovrebbe trovare rimedio nell'attenzione reciproca e nell'operosa solidarietà. Riconosciamo la nostra impotenza».
«Viviamo un senso di impotenza profonda, per tutto quello che avremmo potuto fare se avessimo saputo. Questo non ce lo toglierà nessuno». Un passaggio dell'omelia che don Luca Violoni ha pronunciato nel corso dei funerali di Diana Pifferi, nella parrocchia dei Santi Pietro e Paolo, a San Giuliano Milanese. «Diana non aveva la parola, non ha potuto verbalizzare quello che ha provato o chiedere a parole un aiuto» ha osservato, ma «Dio non vuole che si perda, e neanche sua madre» perché «ciascuno di noi vale enormemente». Don Violoni ha poi citato il sociologo Zygmunt Bauman: «Sosteneva che siamo in una società liquida, mentre oggi verrebbe da dire che siamo in una società 'gassosa' dove il soggetto sembra squagliarsi su se stesso, incapace di azioni umane. Siamo qui per dire che vogliamo tutt'altro tipo di umanità e di relazioni». E, osservando i banchi della chiesa gremiti, ha notato: «C'è una comunità che non si rassegna e vuole costruire un modo di vivere diverso».
«Chiediamo solo che la giustizia faccia il suo percorso senza sconti di pena» e in chiesa parte uno scrosciante applauso, spontaneo, dei presenti: sono le parole pronunciate a conclusione dei funerali di Diana Pifferi da un abitante del quartiere di Ponte Lambro, in cui la bambina viveva. «Non ci sono parole , siamo tutti sconvolti e increduli. E c'è tanta rabbia: perché è successo?», ha aggiunto.
Sono stati anticipati a domani gli accertamenti tecnici irripetibili sul biberon e il suo beccuccio, sulla boccetta di En e altro materiale disposti dal pm Francesco De Tommasi che indaga sulla morte della piccola Diana, la bimba lasciata per sei giorni a casa sola dalla madre, Alessia Pifferi, ora in carcere. Le operazioni tecniche fissate negli uffici della polizia scientifica della Questura per il primo agosto, stando a quanto riferito sono state riprogrammate per il 30 luglio. Inquirenti e investigatori, che stanno ricostruendo quanto è accaduto nei minimi dettagli e stanno scavando nella vita di Alessia Pifferi anche per rintracciare il padre biologico della piccina, intendono tra l'altro verificare se la bimba sia stata stordita con l'En, un potente ansiolitici lasciato in casa da un uomo con cui la madre aveva avuto qualche incontro.
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