Le misure, ha spiegato il ministro «riguardano i poteri di intervento immediato delle forze di polizia cui le donne si rivolgono, gli strumenti probatori e gli interventi cautelari velocizzandone e semplificandone la procedura».
Nordio ha poi ricordato «l'attività di monitoraggio, che è iniziata in modo serrato da parte di questo ministero, che si è adoperato con un intervento tecnologico realizzato sui sistemi informativi penali per introdurre importanti novità, e permettere agli uffici giudiziari di rilevare dati statistici importanti, tra i quali la relazione tra la vittima e l'autore del reato, monitorando in questo modo il fenomeno della violenza di genere in tempo reale». «È stato istituito da noi un tavolo tecnico proprio per studiare e per attuare gli obiettivi con l'accordo di collaborazione tra il ministero della Giustizia e l'Istituto nazionale di statistica e rispondere all'esigenza condivisa di dare concreta attuazione alla convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, anche in base alla recente normativa», ha concluso il guardasigilli.
«Noi vogliamo agire sulla prevenzione, interrompere il ciclo della violenza e quindi vogliamo cercare di agire tempestivamente ed efficacemente. In primo luogo abbiamo rafforzato le misure cautelari, braccialetto elettronico, distanziamento, ammonimento e anche l'arresto in flagranza differita». Lo ha detto la ministra per la Famiglia e le pari opportunità Eugenia Roccella, arrivando a Palazzo Chigi per il Consiglio dei ministri che esaminerà il disegno di legge sul contrasto alla violenza sulle donne e domestica. «Poi siamo intervenuti sui tempi, anche perché abbiamo avuto alcune condanne da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo proprio sul ritardo con cui sono state decise le misure cautelari a tutela delle possibili vittime - ha aggiunto Roccella -. Abbiamo stabilito dei tempi stringenti, 30 giorni per il pubblico ministero per poter valutare il rischio e decidere la necessità delle misure cautelari, e dall'altra parte 30 giorni perché il giudice possa poi metterle in atto». Come spiegato dalla ministra, nel disegno di legge è centrale anche «la formazione, un percorso lungo ma necessario, perché le competenze che si devono sviluppare per affrontare in modo adeguato una cosa così specifica come la violenza contro le donne ha bisogno di formazione». «Abbiamo stabilito che il magistrato debba essere abbastanza specializzato, che questo tipo di processi siano affidati sempre agli stessi magistrati in modo che - ha sottolineato - sviluppino le competenze con una formazione sul campo».
«Per quanto elevate e irrogate rapidamente, le pene non costituiscono mai una deterrenza assoluta, soprattutto in questo tipo di reati. Solo con un'operazione culturale possiamo iniziare a ridurre se non eliminare reati odiosi: deve iniziare nelle scuole e proseguire dappertutto, anche nelle carceri». Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio, presentando il disegno di legge contro la violenza sulle donne: «Non sarebbe male se portassimo nei carceri anche vittime di reati, a portare testimonianze, in modo da far capire ai detenuti la gravità fisica, morale e psicologica di questi comportamenti odiosi».
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