lunedì 30 ottobre 2023

Annalisa uccisa dal marito davanti alla figlia, le crisi d'ansia del killer e la lite in strada. «Lei stringeva forte la bambina»


 

Annalisa D'Auria aveva 32 anni e una figlia di 3. 


È stata uccisa brutalmente dal compagno, Agostino Annunziata (36 anni), che poi si è tolto la vita. Sabato mattina all'alba a Rivoli, alle porte di Torino, l'uomo ha preso un coltello da cucina e le ha tagliato la gola davanti alla bambina. Poi ha preso in braccio la piccola e l'ha portata a lavoro, affidandola a un collega prima di togliersi la vita, lanciandosi nel vuoto da uno dei due silos della fonderia dove lavorava come operaio.


«Tienila cinque minuti», ha detto Agostino Annunziata a un collega della Massifond, dove lavorava. Poi, si è tolto la vita. I colleghi, non vedendolo tornare da dietro la fabbrica, in un primo momento hanno pensato fosse andato via. Poco dopo però, si sono accorti del suicidio e hanno chiamato i soccorsi, ma era morto sul colpo.


I carabinieri intanto avevano già trovato il cadavere della donna nel soggiorno di casa, in una pozza di sangue. Prima di uscire di casa infatti l'uomo aveva telefonato alla madre, che vive in Campania, raccontandole di avere accoltellato la compagna. Da là lei aveva chiamato i carabinieri. Ma anche l'assassino aveva già confessato ai militari, prima di buttarsi dal silos. Aveva avvisato il 112: «Ho ucciso mia moglie, ora mi ammazzo».



I colleghi dell'uomo avevano notato l'ansia che da alcuni giorni lo affliggeva, preoccupato per il cambio dei turni. E proprio per una crisi di ansia si era recato giovedì scorso, sempre secondo i colleghi, in pronto soccorso.



Nella palazzina in stile Anni Settanta dove viveva la coppia i vicini raccontano di litigi ordinari, quelli di chiunque. Solo qualcuno dice di recenti scenate di gelosia da parte dell'uomo. Una testimone racconta dell'ultima sfuriata a cui aveva assistito, avvenuta in strada, proprio davanti al portone di casa, pochi giorni fa, giovedì. «Era arrabbiato perché lei non gli aveva risposto al telefono e le ha strappato il cellulare dalle mani in malo modo, per controllarlo - racconta, mentre a stento riesce a trattenere le lacrime -. Continuava a urlare mentre lei stringeva forte in braccio la bambina».



Racconti che stonano con la foto di lui e lei sorridenti e abbracciati pubblicate su Instagram e con i racconti dei colleghi di lavoro di lui. Nessuna denuncia però per violenze domestiche o altro legato alla vita familiare risulta essere stata presentata alle forze dell'ordine.



La coppia, di origini campane - entrambi nel Salernitano - viveva in affitto da alcuni anni nella palazzina degli anni Settanta a Rivoli. Lui era un operaio di 36 anni e lei una bidella in un istituto superiore. Apparentemente felici, come testimoniano le tante foto insieme. Oggi, il dramma. «Era una famiglia unita. Lui era uno sportivo, sempre in palestra, molto generoso. Quando è venuto a lavorare qui dopo il congedo ci ha portato in regalo le magliette dell'Esercito - raccontano increduli i colleghi di lui -. È impensabile quello che è accaduto. Era una bella persona».

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