La pressione è troppo forte.
Dopo l'arresto di Filippo Turetta, i genitori, Nicola Turetta ed Elisabetta Martini, sono quasi spariti da Torreglia, si sono eclissati da fotografi e telecamere. Intorno hanno pochi parenti e gli avvocati. La loro casa è diventa luogo di tour morbosi: c'è chi scatta selfie davanti alla casa dove viveva Filippo.
Ieri non se la sono sentita di incontrarlo nel carcere. Il colloquio, il primo, era previsto in mattinata. È stato il legale Giovanni Caruso ad avvisare la direzione del Montorio. I due genitori si sarebbero presi ancora un po’ di tempo, sia per le implicazioni emotive dell’incontro, sia per prepararlo nelle condizioni migliori. La rinuncia sarebbe stata motivata con la necessità di ricorrere a un aiuto psicologico, sia per il giovane che per loro.
Era stato Filippo, subito dopo l'arrivo nel carcere di Verona, a chiedere di incontrare i suoi genitori. Nonostante la richiesta fosse stata accolta, loro non si sono presentati. Nel pomeriggio è arrivato il solo pool di legali, l'avvocato Caruso e la collega Monica Cornaviera per studiare la «strategia difensiva». I genitori potranno incontrare il figlio in qualsiasi momento, da qui alle prossime settimane, come ha stabilito il magistrato. Ma quel momento, per adesso, è ancora lontano.
La volontà per tutti, genitori ma anche avvocati di Turetta, è stare lontani dal processo mediatico, e rinviare ad un secondo momento la richiesta di un eventuale esame sulle condizioni psichiatriche del 21enne. La questione della perizia tiene in sé anche il nodo della premeditazione. La sostanza dell'inchiesta.
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