Nelle stesse ore, potrebbero emergere oggi dal carcere di Verona e dall'Istituto di medicina legale di Padova informazioni cruciali, risposte e dettagli relativi all'omicidio di Giulia Cecchettin.
Filippo Turetta sarà interrogato dal procuratore Andrea Petroni a Venezia, mentre a circa un centinaio di chilometri di distanza, l'autopsia sul corpo della giovane di 22 anni potrebbe gettare luce sulle circostanze della brutale aggressione alla studentessa, che ha strenuamente cercato di difendersi. Nel frattempo, il padre e la sorella di Giulia, tramite i loro avvocati, stanno continuando a raccogliere testimonianze da coloro che erano più vicini a lei. Queste testimonianze indicano un «timore» nei confronti del comportamento dell'ex fidanzato e segnalano una presunta «persecuzione».
«Gli deve essere partito un embolo, perché non è una cosa razionale, non è un mostro», aveva detto il padre del 21enne, Nicola Turetta, ai microfoni di 'Chi l'ha visto?'. E il figlio in quel foglietto, letto due giorni fa davanti al giudice Benedetta Vitolo, ha fatto cenno proprio ad un black out mentale, lasciando spazio, però, ad una volontà di collaborazione. Ha spiegato, infatti, che sta cercando di ricostruire "nella memoria" cosa gli è "scattato" in testa quella sera dell'11 novembre, tra Vigonovo e Fossò. «Voglio parlare», sembra abbia detto ai legali, gli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, nei colloqui in carcere di questi giorni. Gli inquirenti restano cauti, perché, se volesse, avrebbe sempre la facoltà di restare in silenzio.
In contemporanea, i primi esiti degli esami autoptici potrebbero fornire risposte sul numero di coltellate (una ventina, secondo la prima ispezione sul cadavere) e su quale lama sia stata usata da Turetta: quella da 12 centimetri recuperata nell'auto in Germania o quella del coltello da 21 centimetri trovato spezzato nel parcheggio di via Aldo Moro. O entrambi. Bisognerà accertare, inoltre, se siano presenti ferite di altra natura, da calci o pugni. E se Turetta abbia infierito su Giulia quando lei era ancora viva. Ciò potrebbe portare la Procura a contestare l'aggravante della crudeltà, mentre l'interrogatorio si concentrerà sull'ipotesi di una premeditazione.
Gli accertamenti medico legali dovranno anche stabilire se sia stato inferto un fendente letale o se la botta alla testa subita, quando è stata spinta a terra su un marciapiede mentre tentava di scappare, abbia causato la morte. Fondamentale stabile anche l'arco temporale, cioè se Giulia è morta verso le 23.40, quando le telecamere della zona industriale di Fossò hanno ripreso l'ultima fase della aggressione, o se era ancora viva quando è stata caricata in macchina prima della fuga di Turetta. Le prime analisi hanno stabilito che la giovane è morta per "shock emorragico" e hanno individuato soprattutto ferite alla testa e al collo. L'autopsia è stata affidata a Guido Viel del dipartimento di Anatomia Patologica dell'Università di Padova. La famiglia di Giulia ha nominato come consulenti Stefano D'Errico, direttore di Medicina legale dell'Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina, che ha seguito gli accertamenti nella morte di Liliana Resinovich, e Stefano Vanin, entomologo che si è occupato dei casi di Yara ed Elisa Claps. Pure la difesa, in Procura stamani assieme al legale di parte civile Stefano Tigani, ha scelto la sua esperta, Monica Cucci.
Intanto, i carabinieri che conducono l'inchiesta sono pronti ad andare a prendere nei prossimi giorni l'auto di Turetta - che presto sarà trasferito dal reparto infermeria del carcere alla sezione "protetti" - con i reperti sequestrati, tra cui uno dei coltelli. E saranno effettuati nelle prossime settimane una serie di accertamenti irripetibili, come quelli sulle tracce di sangue, sulla macchina e sui coltelli, tutti affidati al Ris di Parma. Aspetti tecnici che, assieme al faccia a faccia tra pm e Turetta, chiamato a rispondere di fronte alle prove, potrebbero chiudere il cerchio di questo ennesimo sconvolgente femminicidio.
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